Il Giubileo a Roma previsto per il 2025 forse ha sancito un primo…pentimento. Il sindaco Gualtieri ha di recente incontrato Cgil, Cisl e Uil per fare il punto sui lavori che dovrebbero ormai partire presto. E che Roma abbia bisogno non solo di opere ma anche di certezze sulle opere, può sembrare perfino un eufemismo.
Pare che la parola giubileo derivi dall’ebraico jobel che era un corno d’ariete che con il suo suono segnava l’inizio di una antichissima tradizione che vedeva per un anno dare riposo alla terra ma soprattutto la liberazione di schiavi cui donare l’uguaglianza perduta. Oggi, sul piano laico, si potrebbe dire che il Giubileo significhi il ritorno di una fiducia nelle prospettive di crescita economica e sociale. Anche ora, in realtà ci sono diseguaglianze da sanare e qualità della vita e del lavoro da recuperare.
Il tempo non è molto: il 2025 è più…ieri che…domani. E la fretta sul lavoro, si sa, è cattiva consigliera. Non a caso, ed apprezziamo il comportamento delle confederazioni, i Segretari di Cgil, Cisl e Uil hanno invitato il sindaco a confrontarsi anche con la categoria degli edili. La disponibilità è stata manifestata, ma vista l’assenza finora di confronti concreti è lecito attendere questa chiamata coltivando un sano dubbio che però speriamo di accantonare in fretta.
Perché da discutere c’è molto e molto importante. Il Giubileo chiamerà a Roma milioni di persone ed è chiaro che l’accoglienza deve essere all’altezza, restituendo alla città un volto più dignitoso dell’attuale. Ma attenzione: non si deve raggiungere questo importante risultato sulla pelle dei lavoratori edili.
Ecco perché tornano in primo piano questioni cruciali sulle quali non ci bastano assicurazioni generiche. In primo luogo, la sicurezza sul lavoro ed i controlli che per noi sono una priorità da non eludere in alcun modo. Nel nostro Paese si continua a morire sul lavoro e questa tragedia avviene nella indifferenza di parte delle Istituzioni e di buona parte della politica. Siamo convinti, Gualtieri se lo ricordi, che resta valido il “suggerimento” di Papa Francesco con…gridate forte, ovvero fatevi sentire, che puntualizzava la sua posizione sugli infortuni nel tempo di lavoro. Sarebbe inconcepibile che di fronte a tale chiara determinazione Istituzioni romane e politica facessero orecchie da mercante.
Ma una svolta sul terreno della sicurezza non basta, occorre imporre trasparenza nella gestione dei contratti ed evitare nel modo più assoluto l’abuso dei subappalti. Roma avrà addosso gli occhi del mondo. In vista di un avvenimento di forte richiamo religioso, non può offrire il triste spettacolo di cantieri che ripercorrono strade sbagliate e pericolose. E noi faremo di tutto per impedire che ciò accada.
La prospettiva è positiva, il modo di affrontarla deve essere pari alle attese e non possono esserci né scappatoie, né tanto meno omissioni da parte dei poteri pubblici. Si tratta insomma di capire se si voglia finalmente sperimentare un metodo partecipativo che veda anche le forze sindacali protagoniste con le loro proposte. In tal senso, imboccare questo percorso significherebbe dare un esempio in grado di travalicare i confini romani. E visto quanto ci sarà da fare in ogni parte di Italia in tema di opere pubbliche, l’esempio di Roma potrebbe dare vita ad una nuova stagione di iniziative nella quale la dignità del lavoro venga davvero rispettata.
Giovanni (Agostino) Calcagno
Segretario generale Feneal Uil Roma e Lazio