LA GIORNATA DELLE VITTIME SUL LAVORO

LA GIORNATA DELLE VITTIME SUL LAVORO

La giornata delle vittime sul lavoro non ha registrato purtroppo novità nell’atteggiamento delle Istituzioni. Parole nobili ma senza una strategia concreta che sia in grado di contrastare il grave fenomeno degli incidenti sul lavoro che devono e dovranno confrontarsi con il difficilissimo momento che l’economia attraversa a causa della pandemia. Ma non possiamo e non dobbiamo soggiacere al triste costume delle commemorazioni. Con l’incombente insidia del Covid si è giustamente affermata la priorità del tema salute. E’ auspicabile che su un terreno tanto importante e delicato ogni aspetto della salute, quindi anche quello sul lavoro, non sia trascurato. Cosa occorre infatti per evitare che in un periodo di ridotta attività economica le morti sul lavoro nei primi otto mesi di quest’anno siano aumentate del 20% rispetto al 2019? Soprattutto la reale collaborazione fra Istituzioni e parti sociali.

E’ questa mancata sintonia che va superata al più presto. Invece notiamo che i controlli non da oggi si sono disarticolati e ridotti, quasi che la pseudo cultura liberista sopravvivesse proprio là dove doveva essere sconfitta ed archiviata per prima. Ma non è solo un problema di controlli. Non si è saputo raccordare l’azione delle Istituzioni all’impegno delle parti sociali con la strumentazione che esse si sono dotate e che funzionano, ma funzionerebbero ancor meglio in presenza di una vicinanza concreta delle Istituzioni, nazionali e locali. Inoltre, non si deve sottacere che è mancata la doverosa attenzione della politica e dei Governi alla giungla contrattuale che si sta estendendo nel mondo del lavoro e nel nostro settore. Gli effetti sono disastrosi: lavoro nero, retribuzioni sempre più basse in contrasto con la esigenza di alimentare i consumi, allentamento delle misure di sicurezza.

E’ mai possibile che non ci si curi di questo problema che incombe sulla sicurezza come pure sulla mortificazione dei diritti dei lavoratori? Ma anche le Istituzioni locali appaiono sorde. Si veda la situazione a Roma: il dialogo ricercato con continuità’ dalle forze sindacali non ha dato frutti per la latitanza di fatto del governo della città’ che si rifugia in propositi generici quanti sterili di risultati. E tutta l’economia romana ne soffre visibilmente. Le regole ci sono ma senza la volontà’ politica esse possono far poco e quel poco si deve soprattutto ai sindacati, agli organismi bilaterali ed a quelle imprese che si comportano correttamente. Questa realtà meriterebbe di essere riconosciuta e sostenuta come merita. Purtroppo, finora non è così. E dopo l’11 ottobre, giorno che rammenta il sacrificio di tante lavoratrici e lavoratori, arriva il 12 come se fosse un …chiodo scaccia chiodo. E non va bene. Non deve andare bene. Si deve invece cambiare. Noi ci proviamo e ci proveremo ancora. 

Giovanni (Agostino) Calcagno

Segretario generale Feneal Uil Roma e Lazio