Dobbiamo essere onesti con noi stessi: finora è mancata la necessaria concretezza nell’azione del Governo, ma anche delle Istituzioni locali nella nostra regione, per ridare una prospettiva al nostro settore che presenta problemi via via destinati ad aggravarsi se non si interviene con decisioni sempre più urgenti.
E non è solo la lentezza dell’erogazione della Cassa integrazione a preoccupare. Ma la mancanza di garanzie per quegli investimenti senza i quali il settore rimane bloccato. E’ inevitabile che la nostra attesa non potrà durare troppo a lungo. Dopo gli Stati Generali ci sarà bisogno di molta chiarezza e di fatti reali. Si dice da tempo che le risorse ci sono. Ma i cantieri non riaprono. Questa contraddizione va sanata al più presto per evitare un autunno molto difficile sul piano sociale.
Alcuni segnali degni di attenzione ci sono: ad esempio appare incoraggiante l’intenzione espressa da Palazzo Chigi di non attardarsi ora sulla riforma del Codice degli appalti ma di agire sollecitamente per semplificare gli ostacoli burocratici. Sempre che questo orientamento non si riveli un incoraggiamento al mondo delle imprese per abbassare la guardia sulla sicurezza che va garantita ai lavoratori o per continuare ad ignorare la giungla contrattuale presente nel settore.
Stesso discorso si può fare per le norme approvate e che potranno favorire la ripresa dei lavori sul piano energetico ed ambientale negli appartamenti e negli stabili con il bonus (credito di imposta) del 110 per cento. Un buon viatico ma che deve esser corredato da risoluzioni chiare per le imprese che puntino a garantire lavoro regolare, il rispetto dei contratti e della sicurezza. Questo punto è irrinunciabile per noi della Feneal Uil di Roma e del Lazio e ribadiamo con forza la necessità di rianimare l’attività in edilizia ma senza far rispuntare lavoro nero e rischi per la vita e la salute, dove i pericoli per le infiltrazioni malavitose sono dietro l’angolo.
Il nodo vero da affrontare senza più ritardi o promesse che non divengono mai realtà è dunque quello di come affrontare la fase 3. Quella della ricostruzione di questo Paese. Da diverse parti si è osservato che sarebbe stato meglio puntare su pochi obiettivi ma in grado di far ripartire la nostra economia. Per noi della Feneal Uil di Roma e Lazio, pochi o tanti che siano, l’importante è che il nostro settore divenga protagonista della ripartenza. Certo una selezione delle scelte da compiere sarebbe importante, ma più ancora sono i tempi e la convinzione che il lavoro si difende non con una politica assistenziale protratta a lungo, ma con la realizzazione di posti di lavoro stabili ed in grado di sostenere le famiglie dei lavoratori e la loro dignità. Non vogliamo essere costretti ad osservare fra qualche mese gru ferme, imprese chiuse, rassegnazione sociale e gravi problemi di povertà.
Anche a Roma le cose non vanno. Abbiamo avuto finora incontri con l’amministrazione capitolina che non hanno sortito gli effetti sperati. Dopo le parole, il nulla. Così non si può più andare avanti. Il sindacato deve essere considerato un interlocutore che non va evitato perché può offrire proposte utili a non peggiorare la situazione e ricreare condizioni di fiducia. Non si può pensare solo ai prossimi appuntamenti elettorali. Si deve ragionare ed agire prima sui problemi che affliggono lavoratori e famiglie e che non possono restare senza risposta.
Noi ce la mettiamo tutta per dimostrare che esiste un sindacato che sa essere realista, propositivo, determinato. Ma è tempo che ci si accorga di questo e che si facciano passi avanti. L’immobilismo ormai sta diventando una colpa.
Giovanni (Agostino) Calcagno
Segretario generale Feneal Uil Roma e Lazio