Il ruolo delle Casse edili nel consolidamento della contrattazione sindacale

Il ruolo delle Casse edili nel consolidamento della contrattazione sindacale

Quali erano gli architravi dell’azione sindacale in edilizia negli anni Sessanta? Di certo il contratto nazionale di lavoro era la cornice dentro la quale si inseriva la complessa trama delle rivendicazioni così come delle lunghe, complesse e impegnative mediazioni.
Ma da solo non sarebbe bastato. Infatti un ruolo fondamentale era quello oramai assunto dalle Casse edili. Nel 1963 in Italia erano 81 quelle funzionanti.
La Cassa edile è un Ente Paritetico, composto dai rappresentanti delle organizzazioni sindacali dei lavoratori e di quelle dei datori di lavoro. Si tratta di un istituito permanente della contrattazione collettiva che eroga benefici e tutele ai suoi iscritti e ai loro familiari.

Il ruolo delle Casse edili nel consolidamento della contrattazione sindacale

Quali erano gli architravi dell’azione sindacale in edilizia negli anni Sessanta? Di certo il contratto nazionale di lavoro era la cornice dentro la quale si inseriva la complessa trama delle rivendicazioni così come delle lunghe, complesse e impegnative mediazioni.
Ma da solo non sarebbe bastato. Infatti un ruolo fondamentale era quello oramai assunto dalle Casse edili. Nel 1963 in Italia erano 81 quelle funzionanti.
La Cassa edile è un Ente Paritetico, composto dai rappresentanti delle organizzazioni sindacali dei lavoratori e di quelle dei datori di lavoro. Si tratta di un istituito permanente della contrattazione collettiva che eroga benefici e tutele ai suoi iscritti e ai loro familiari.
Tra le sue funzioni già allora si annoveravano i sussidi per i periodi di disoccupazione, le borse di studio e le colonie estive ed invernali per i figli dei lavoratori, il risarcimento per gli infortuni sul lavoro, le integrazioni salariali per le interruzioni della prestazione lavorativa e altro ancora.
La prima di esse era nata a Milano nel 1919. Il presupposto era dato dal riconoscimento che l’elevato tasso di mobilità, ossia la rotazione da un posto di lavoro all’altro, fatto molto diffuso nel settore delle costruzioni, richiedesse un sistema apposito per vedere riconosciuti anche per gli operatori dell’edilizia quegli istituti della contrattazione collettiva (come ad esempio gli scatti di anzianità) che andavano affermandosi un po’ i tutti i settori dell’industria.
La Cassa edile provvede infatti al pagamento di alcune prestazioni economiche, raggruppando in un’unica posizione, per ogni lavoratore, i diversi periodi lavorativi, con le ore lavorate e le relative provviste costituite dai ratei mensili di accantonamento. Oltre a ciò eroga molteplici trattamenti di carattere assistenziale e mutualistico.
Il suo finanziamento, per il quale non sono previsti oneri o contributi pubblici, è a carico degli iscritti.
A tutt’oggi esso si avvale dell’utilizzo degli interessi sugli accantonamenti mensili (pari al 14,20% della retribuzione) insieme alla contribuzione aggiuntiva stabilita dal contratto provinciale di lavoro che è, in media, corrispondente al 12% del valore della medesima retribuzione.
La contribuzione è a carico, con percentuali differenti, del datore di lavoro e del lavoratore iscritto.
All’interno di questa contribuzione si distinguono le quote per il finanziamento delle associazioni sindacali, delle scuole edili, dei comitati paritetici territoriali e così via.
A tutt’oggi le casse edili, presenti in tutte le province italiane, sono circa 120. Con il decreto legislativo 276 del 2003 sono state riconosciute ad esse funzioni di rilevanza pubblica quali la certificazione della regolarità contributiva per le imprese iscritte.
Ma per arrivare a questi risultati molta acqua era dovuta scorrere sotto i ponti. Negli anni Sessanta la Feneal aveva deciso di profondere proprio nelle Casse edili una parte consistente del suo impegno sindacale, cercando di valorizzare, nella pariteticità tra lavoratori e datori di lavoro, l’aspetto partecipativo. In un sistema di relazioni industriali dove il conflitto era l’elemento fondamentale del rapporto tra i primi e i secondi la filosofia di lotta del sindacato riformista rivendicava l’importanza di consolidare quegli strumenti che avessero garantito ai lavoratori una sicurezza e una dignità professionale ancora mancanti in molti cantieri e in troppe aziende. Le Casse edili dovevano permettere di raggiungere il principio contrattuale del salario annuo garantito.
Andava in tal senso, ad esempio, la legge approvata in quegli anni che consentiva, attraverso la gestione speciale della cassa integrazione, di recuperare il 66 per cento della retribuzione perduta durante le giornate di maltempo. Così come l’estensione degli effetti della medesima alle ore perse dai lavoratori a seguito di eventi a loro non imputabili (come la mancanza di materiali o il passaggio a lavorazioni diversi in luoghi distinti), consolidò il senso dell’istituto: fare sì che la corresponsione della paga non fosse vincolata alle sole ore lavorate ma al principio ben più ampio della prestazione lavorativa intesa come una funzione complessa, nella quale entravano in conto anche quei tempi morti e quelle imponderabilità che erano pur parte dell’azione del lavoratore edile. Per la Feneal le Casse avrebbero dovuto concorrere anche al reperimento delle quote associative per il sindacato. In quegli anni le lotte dei lavoratori avevano peraltro assunto un’intensità senza pari.
Al rifiuto opposto dagli industriali dell’Ance di dare avvio alle trattative per il rinnovo del contratto di lavoro dell’edilizia, nel giugno del 1963, seguì infatti uno sciopero generale del settore che colse di sorpresa gli stessi imprenditori. Il contratto dei cementieri, nel frattempo firmato, aveva introdotto un’importante innovazione, il premio annuale, che configurava la possibilità di istituire una quattordicesima mensilità, insieme ad una serie di aumenti contrattuali, a miglioramenti negli scatti di anzianità e alla parità salariale tra uomini e donne.
Il tutto derivava non da una gentile concessione di parte padronale ma in ragione dell’oggettivo sviluppo economico del settore. Che permetteva ai datori di lavoro di accumulare crescenti fortune.
E il sindacato chiedeva che a parteciparvi fossero quanti ad esse più attivamente avevano contribuito, ovvero gli stessi lavoratori.
Si era dinanzi ad un orizzonte di mutamenti tanto forti quanto imprevedibili: tutto il settore era mobilitato verso un miglioramento che ancora solo dieci anni prima sarebbe risultato impensabile.

Claudio Vercelli