70 anni di Uil e di Feneal.

70 anni di Uil e di Feneal.

70 anni di Uil, la cui fondazione risale appunto al 5 marzo del 1950. Un anno dopo si costituiva la Feneal Uil per volere dei delegati riuniti a Potenza. I primi iscritti arrivano a 5000, nel 1953 erano aumentati a 18 mila. Già allora era un sindacato che intendeva affrontare i problemi non alla spicciolata ma secondo una strategia, un “piano organico” come si affermò in quel Congresso: aumento delle pensioni di vecchiaia, migliore disciplina per ridurre gli infortuni sul lavoro, promozione della edilizia popolare e delle opere di pubblica utilità. C’era da ricostruire il Paese. Ma colpisce nella ricostruzione dei primi passi della Feneal, ben descritti nel libro “I sindacati delle origini” di Myriam Bergamaschi il fatto che il primo contratto rinnovato nel secondo dopoguerra, anno 1952, fu già un esempio di unità d’azione. E si era in tempi politici e sociali di dure contrapposizioni. Pensate: quel contratto copriva una assenza di rinnovi che datava dal…1937. Ricordiamo anche il primo segretario nazionale: Giordano Gattamorta.

Perché è importante risalire alle radici? Specialmente in un’epoca tanto diversa da quei lontani anni ’50? Io ci vedo due motivi fondamentali.

Il primo è che la Uil nasce per sottrarre una esperienza sindacale laica e socialista (con una forte accentuazione del ruolo dei repubblicani all’inizio che va riconosciuto) a due egemonie: quella comunista nella Cgil e quella cattolica prevalente nella Cisl.  Questo bipolarismo sindacale era voluto perché si era nel pieno di un clima di contrapposizione fra blocchi della guerra fredda. Coloro che costituirono la Uil erano certamente anticomunisti ma non si piegarono a pressioni di ogni genere per rifluire nella Cisl. In tal modo salvarono quel pluralismo sindacale che garantì meglio la difesa dei lavoratori perché impedì lo scontro frontale e permise nel tempo che prevalesse un diverso costume sindacale, quello della competizione e poi anche della collaborazione.

Il secondo elemento fondamentale è quello dell’autonomia. La Uil superò i momenti difficili dell’avvio della sua esperienza perché difese la sua autonomia in modo intransigente. Ed i costruttori della Uil in realtà, al di la della loro passione politica e civile, rimasero dirigenti e quadri della Uil sopra ogni altra considerazione. Il valore dell’autonomia non ci mise al riparo da una accesa dialettica interna ma fu decisiva per fissare l’identità della Uil e delle sue categorie. Dobbiamo un grazie perciò non solo a quei fondatori ma anche a quei lavoratori che compresero quel messaggio e vi aderirono anche se probabilmente era per loro più vantaggioso bussare alla porta di Cgil e di Cisl.  Dobbiamo essergli grati e lo possiamo fare qui nel Lazio ed a Roma anche oggi con la nostra iniziativa autonoma, capace di garantire le tutele perché convinti che si debba procedere dando forza all’unità fra i sindacati ma su proposte precise che riguardino la rinascita di queste zone che vanno sottratte ad un declino pericoloso ma non ineluttabile. Allora, negli anni ’50, si trattava di ricostruire ed era un percorso tutto in salita con l’Italia in macerie. Oggi si tratta di ridare dignità al lavoro in un periodo di grandi trasformazioni e nuove certezze alla convivenza civile ed economica di Roma e del Lazio. Ma il messaggio di quegli inizi non cambia: le difficoltà non devono intimorire se si ha ben salda la consapevolezza di una identità chiara, che i lavoratori capiscono e che ancora adesso è garanzia di riuscita. Identità chiara che La Feneal Uil di Roma e del Lazio ha nel suo DNA.

 

Giovanni (Agostino) Calcagno

Segretario generale Feneal Uil Roma e Lazio