FORZA, UNITA’ E CHIAREZZA PER CAMBIARE

FORZA, UNITA’ E CHIAREZZA PER CAMBIARE

La manifestazione nazionale a Piazza Santi Apostoli a Roma dei lavoratori edili con i tre Segretari Generali di Cgil, Cisl e Uil ha rilanciato con unità, forza e chiarezza la necessità di fare di più, meglio e con maggiore coerenza rispetto alla vera realtà del lavoro, utilizzando anche l’opportunità di una legge di bilancio che può sfruttare le risorse europee.

La mobilitazione dei lavoratori edili non poteva essere sottovalutata perché come si è detto in quella piazza c’era tutto il movimento sindacale.

La lunga sequenza di vittime non può essere considerata solo una triste statistica, ora grazie alla tenacia del movimento sindacale e della Uil in particolare sta emergendo una nuova sensibilità. Vito Panzarella Segretario Generale della Feneal Uil ha rammentato ancora una volta così la situazione: “con la ripresa del settore delle costruzioni le morti e gli infortuni nei cantieri e nelle fabbriche sono in drammatico aumento. Oggi noi gridiamo la nostra rabbia perché tutte queste tragedie si potevano evitare”.  Come agire? Con una strategia complessiva, ha continuato Panzarella, che vuol dire “intervenire in modo strutturale, riqualificando il mercato del lavoro, puntando sulla formazione professionale e la cultura della prevenzione. Un passo decisivo verso una maggiore regolarità e legalità del lavoro è stata la congruità ma occorre vigilare perché il contratto edile sia applicato tutti i lavoratori che svolgono lavorazioni edili. E ci auguriamo che si arrivi finalmente alla attuazione della patente a punti per premiare le imprese serie e virtuose e penalizzare quelle più scorrette…”. Non più quindi sporadici interventi che lasciano il tempo che trovano ma un percorso rigoroso di interventi coordinati e efficaci. Ma una vera svolta anche di carattere culturale ed etico. Ancora il nostro segretario generale della Feneal, Panzarella indica un percorso importante da fare: “la cultura della sicurezza dovrebbe essere coltivata sin dai primi banchi mdi scuola rendendone obbligatorio l’insegnamento. Il problema della sicurezza è una questione sociale che produce profonde ferite nella società. Questo fenomeno comporta un enorme costo a carico della fiscalità che sarebbe più logico impegnare non a valle con i risarcimenti, ma a monte investendo in prevenzione”. Ed è giusto inserire in questo ragionamento anche la condizione dei familiari delle vittime o di coloro che hanno subito gravi incidenti: “altrimenti lo Stato fallisce due volte: la prima – ricorda Vito Panzarella – nelle vittime che non ha saputo proteggere, l’altra nella solitudine in cui vengono lasciati i famigliari”

C’è molto da fare: i problemi restano aperti sia sul piano della sicurezza per impedire morti ed infortuni gravi sul lavoro, ma anche sul piano previdenziale che su quello delle strategie economiche. La manovra che approda in Parlamento non può soddisfare. È sacrosanto che il sindacato ammonisca il governo: “se le cose restano così, la ripresa economica che ci aspetta – sottolinea Vito Panzarella – per effetto del Recovery plan sarà a totale discapito dei lavoratori”. Un rischio che va evitato perché condannerebbe la stessa crescita a ripetere gli errori del passato.    

“Negli ultimi 10 anni ci sono stati più di 15 mila morti sul lavoro; se ci fossero stati 15 mila morti per mafia cosa sarebbe successo in questo Paese?” ha inoltre sostenuto con parole giustamente forti Pierpaolo Bombardieri dal palco di Piazza Santi Apostoli. La questione della sicurezza attende da troppo tempo una svolta. Ora c’è un decreto, un passo avanti ma da migliorare e soprattutto da non lasciare sulla carta ma da attuare con rigore ed efficienza.

Ancora una volta abbiamo ribadito il percorso che va fatto, sapendo che oggi l’alibi della mancanza di risorse non esiste e che non c’è momento migliore come quello della crescita in atto per intervenire con determinazione. Gli imprenditori si vantano del Pil oltre il 6% come se si trattasse di un loro esclusivo merito: ma quel risultato è anche, se non soprattutto, il frutto dell’impegno dei lavoratori e non va dimenticato. Come non si può dimenticare che in quell’abbondante 6% di Pil ci sta anche il terribile fenomeno delle morti sul lavoro, il lavoro irregolare, la giungla dei contratti, la scarsa formazione, Ma se si vuole una crescita stabile e davvero rispettosa della dignità del lavoro tutto questo va eliminato.

Ecco perché chiediamo con forza interventi severi per chi continua a trascurare le più elementari normi di sicurezza, ecco perché chiediamo controlli meglio coordinati con più personale adeguato, ecco perché rivendichiamo il valore della formazione come uno degli elementi cardine della prevenzione.  

 Bombardieri ha anche ricordato che in quel tragico numero di morti, cui potremmo aggiungere quello ancora più alto di chi ha perso il lavoro perché vittima di infortuni, ci sono non pochi giovani. Ed allora basta riempirsi la bocca della parola “giovani” quando poi su tutte le questioni che li riguardano sono i fatti a mancare clamorosamente: sulla sicurezza, sulle politiche attive del lavoro ed anche sulla previdenza. Ed ora di farla finita con la consuetudine di mettere contro la generazione degli anziani con quella dei giovani, con l’obbiettivo sempre più scoperto di peggiorare le condizioni delle pensioni degli anziani e di non prevedere nulla di concreto per i giovani.

Noi sappiamo bene che non tutti i lavori sono eguali e che la gravosità del lavoro edile impone un trattamento pensionistico mirato alla condizione effettiva della categoria. La proposta avanzata di ridurre con 63 anni di età a 30 gli anni di contributi necessari per poter andare in pensione sembra abbia fatto breccia anche fra le forze politiche. Ma la pressione e la mobilitazione debbono rimanere alte in quanto è ben nota la propensione del Parlamento a privilegiare scelte di convenienza rispetto a quelle che produrrebbero maggiore giustizia sociale.

Dalla manifestazione del 13 novembre usciamo più rinfrancati ma anche consapevoli che non si può in alcun modo abbassare la guardia. Il momento resta difficile e le questioni da affrontare non sono di poco conto. Basti pensare all’aumento del costo della vita con il rialzarsi della inflazione; basta pensare alle prospettive economiche legate all’energia ed ai costi derivanti dalle materie prime; basti pensare ad un fisco che per lavoratori e pensionati oggi resta assai ingiusto. Il nostro impegno continuerà con la stessa convinzione. Il movimento sindacale ha dimostrato e dimostra che in questa fase complicata della vita nazionale la sua concretezza e la sua capacità di proposta sono fondamentali per andare avanti. E’ bene che lo si tenga a mente, è bene che lo si faccia anche a Roma dove attendiamo una vera svolta ed una stagione di confronti e decisioni all’altezza delle emergenze di questa città.

Giovanni (Agostino) Calcagno

Segretario generale Feneal Uil Roma e Lazio