La guerra in Ucraina e le conseguenze economiche. Il nuovo contratto.

La guerra in Ucraina e le conseguenze economiche. Il nuovo contratto.

 La Uil nei confronti della tragedia ucraina e dell’incubo di una guerra in Europa ha scelto una posizione chiara senza retorica. La condanna dell’aggressione russa, la conferma che il sindacato considera il negoziato e la pace la sola autentica espressione di umanità condivisibile, il sostegno umanitario, la doverosa riflessione sulle conseguenze economiche che ricadranno su una economia mondiale ormai interconnessa a tutti i livelli.

Non a caso la Uil si sta battendo con decisione perché fin da ora si individuino soluzioni necessarie per contenere i riflessi negativi della situazione internazionale: gli effetti delle sanzioni, sacrosante; la crisi energetica e delle materie prime; le conseguenze sulla inflazione e sui redditi più bassi; la riorganizzazione delle nostre priorità economiche e sociali.

E’ inutile illudersi: gli effetti della guerra in Ucraina produrranno una serie di problemi di non facile soluzione. Ecco perché non c’è tempo da perdere nello sforzo di individuare strategie adatte a limitare i danni.

C’è una grande questione umanitaria cui far fronte, anche nel caso in cui la guerra, come è auspicabile, trovasse la via della vera tregua e della trattativa. Ed in questo caso l’Europa non può andare in ordine sparso come ancora sta facendo per convincere Putin a fermare quella che è ormai una invasione che non rispetta la vita, separa le famiglie, provoca distruzioni in un Paese che già era in difficoltà.

Ma ci sono dilemmi economici che non aspettano. In primo luogo, come afferma la Uil, non si deve lasciare indietro nessuno nel momento in cui lavoro, costo della vita, energia, presentano il conto al nostro Paese. E’ indubbio che ci vorrebbe una coesione politica europea che finora non si intravede. Le classi dirigenti potranno anche non essere di grande livello, in giorni nei quali si invoca… un Churchill, ma questo non vuol dire che non si possa chiedere loro coraggio, lungimiranza e determinazione.

Il contraccolpo dei prezzi delle materie prime sulla crescita ci sarà, non breve e salato.

Occorre sapere cosa si intende fare non solo nel presente ma anche nel breve periodo. Ne va la tenuta sociale, ma anche quella produttiva. Il nostro settore si stava riprendendo ma con i prezzi alle stelle dell’energia e di altre materie prime, vedi il nichel, alle stelle c’è poco da stare allegri. Servono patti sociali forti e condivisi. Servono indicazioni di marcia precise, serve maggiore indipendenza sulle fonti energetiche, lasciando perdere le illusioni ideologiche che finiscono per punire i ceti sociali più deboli.

Ma è necessaria anche una strategia contro l’inflazione che non può più essere considerato un fenomeno contingente e può determinare nuove diseguaglianze e povertà. Così come va rivista tutta la politica fiscale, una delle poche leve in grado di intervenire sui reddi più esposti e che sono, va detto con chiarezza, quelli del lavoro dipendente e delle pensioni.

Dobbiamo prendere atto che sta cambiando uno scenario mondiale nel quale alcune certezze vacillano e gli equilibri di decenni e di una intera fase della globalizzazione sono rimessi in discussione.  L’errore più grande sarebbe quello di andare a rimorchio delle situazioni. Di sprecare molte parole e mettere in campo pochi ed incerti fatti. Non ce lo possiamo permettere.   

Un nuovo contratto.

In un momento tanto difficile è di grande significato il fatto che sia stato raggiunto l’accordo per il rinnovo del contratto dell’edilizia. La contrattazione riafferma il suo valore di promozione della dignità del lavoro con miglioramenti significativi. Ed è un passo importante per concentrare nuovamente l’attenzione sul ruolo del settore nella ripresa della nostra economia, evitando che essa diventi paradossalmente un’insidia alla sicurezza ed al rispetto dei diritti di lavoratrici e lavoratori.

Feneal, Filca e Fillea nazionali si sono, a nostro giudizio, mostrate all’altezza della complessa situazione ottenendo risultati molto positivi a partir dagli aumenti salariali: in media 92 euro da erogarsi in due tranches, la prima delle quali già a marzo. Aumenti che saranno inoltre valevoli su tutti gli istituti salariali e previdenziali.  Molto rilevante è a parer nostro l’intesa conseguita sulla parte normativa che registra passi in avanti su questioni fondamentali come la lotta alla giungla contrattuale nei luoghi di lavoro, la sicurezza, la formazione, la valorizzazione della professionalità.

E con il Patto di cantiere saranno registrate nelle Casse edili tutte le imprese che entrano in cantiere con verifica sulla corrispondenza fra le attività effettivamente svolte ed il contratto applicato. Il nuovo contratto compie dunque una operazione di avanzamento dei diritti dei lavoratori nella chiarezza. Un traguardo davvero notevole. Non a caso ci sono misure contro il sotto inquadramento che consentiranno all’operaio comune ed a quello qualificato di ottenere l’inquadramento più alto attraverso la partecipazione a corsi di formazione e con una anzianità minima aziendale e di settore. 

L’introduzione della carta d’identità professionale edile va nella stessa direzione, rafforzando la tutela dei diritti. Ma vi è anche una grossa novità per i giovani: con il “premio di ingresso nel settore” ai lavoratori con meno di 29 anni dopo 12 mesi di permanenza nella stessa impresa sarà riconosciuto un importo aggiuntivo di 100 euro. Importanti le misure sulla sicurezza del lavoro fra le quali spicca uno specifico piano nazionale per la sorveglianza sanitaria tramite gli enti bilaterali a sostengo in particolare delle imprese piccole o piccolissime che non riescono a garantirla come si dovrebbe.

Formazione e sicurezza potranno contare su interventi assi incisivi ed in grado di rilanciare quelle tematiche sulle quali i lavoratori edili e le loro organizzazioni sindacali hanno sviluppato forti lotte che ora trovano un concreto riscontro nel risultato contrattuale. Ma il nuovo contratto è anche la riconferma di una vitalità della proposta sindacale che sa affrontare anche in situazioni di difficoltà i problemi di maggiore peso riuscendo a dare ad essi risposte positive.  

Giovanni (Agostino) Calcagno

Segretario generale Feneal Uil Roma e Lazio