La lezione del Censis, non si deve tornare indietro

La lezione del Censis, non si deve tornare indietro

Il rapporto del Censis di quest’anno ha fatto parlare di sé soprattutto per il fatto che ha segnalato la propensione degli italiani a rifugiarsi nell’irrazionale in questa difficile e dura stagione della pandemia. Aumentano i terrapiattisti come quelli che ritengono che il Covid non esista. Per non parlare della moda secondo la quale quello che si dice e che ruota attorno a noi ha una sola spiegazione: il complotto. C’è da mettersi le mani nei capelli anche perché il dato che dovrebbe far riflettere ancor di più è quello che quasi due terzi degli italiani sono rassegnati a vivere peggio che in passato.

Noi viviamo in una città che ha una storia del tutto diversa: non si è mai arresa, ha offerto accoglienza, ha saputo imparare dagli errori, ha cercato sempre di reagire. In parole povere i romani da sempre sono gente razionale e concreta. Come può il sindacato interpretare questa caratteristica tipica di chi vive a Roma? Semplice, non abdicando al suo ruolo che si sostanzia di concretezza, di solidarietà, di capacità di guardare avanti.

Roma non è molto diversa dalla analisi del Censis di quest’anno. Ha subito anch’essa i contraccolpi della pandemia, il nostro settore ne è un esempio. Ma proprio per tale motivo è giunto il momento di continuare a pretendere un cambio di rotta. La Giunta Gualtieri sta muovendo i primi passi, inevitabilmente a fatica. Ma quel che conta è la direzione di marcia che si dovrà imprimere per riportare Roma e la nostra regione fuori dal mondo dell’irrazionale e ben dentro un percorso di crescita con obiettivi precisi e con un ruolo determinante per il nostro settore.

Secondo il Censis poco più della metà del campione che è stato prese in esame pensa che non si ritornerà alla crescita del passato. E badate bene che il Pil italiano, sostiene il rapporto, negli anni ’70 del secolo scorso era cresciuto del 45,2% per poi rallentare fino allo 0,9 del primo decennio del terzo millennio e crollare, a causa della pandemia, al -8,9 del 2020.  Il rischio di un declino, stando almeno a questi dati, viene da lontano ed il sindacato è uno dei pochi protagonisti della vita nazionale a voler fare di tutto per mutare questo trend dello sviluppo al ribasso. Forse con limiti ed errori, inevitabili, ma di certo con una convinzione che non si riscontra nell’assenza di progettualità di molti settori della nostra classe dirigente. E sono soprattutto i giovani a risentire di questo stato di cose: in Europa il nostro Paese è il primo a vantare il triste primato della più alta percentuale di giovani che non studiano e non lavorano.

Giovani che, sempre secondo il Censis, non si fidano nel 66% dei Governi, oltre a ritenere che ci sono troppi anziani nei posti di comando. E qui c’è il rischio di una spaccatura generazionale che invece va evitata, anche perché secondo le stime del Censis attorno al 2050 il 34 e passa della popolazione avrà più di 65 anni.

Roma è diversa da questi scenari? Diciamo la verità, no, non lo è ma dobbiamo fare in modo che lo diventi. Perché è vitale ripensare questa città, è fondamentale lavorare in sicurezza per riorganizzarla, è importante agire su tutte le leve della crescita per diminuire diseguaglianze e precarietà. In queste settimane a Roma si sono svolte diverse manifestazioni sindacali a dimostrazione della determinazione con la quale le organizzazioni sindacali vogliono affrontare i problemi veri che abbiamo di fronte.

Per i lavoratori edili sarà essenziale che le scelte sul fisco non lascino le briciole a chi nel mondo del lavoro fatica come pochi e riceve meno di altri. Così come non si potranno ignorare le richieste sindacali della categoria sulla previdenza. Ed un’altra questione andrà affrontata con chiarezza: le risposte che vanno date all’aumento della inflazione e delle difficoltà energetiche che si paventano. Il messaggio sindacale in questi mesi è stato quello di non sottomettersi alla rassegnazione. Il rapporto Censis, se ce ne fosse stato bisogno, indica quanto sia necessario muoversi così per scongiurare il pericolo di vivere nella sfiducia. Del resto, ci sono risorse da utilizzare bene, ci sono proposte in grado di far risalire il Paese, ci sono forze che non privilegiano i litigi o le scelte di potere ma decisioni che diano qualità e tempi certi alle riforme che servono. Proseguire su questa strada sarà nostro compito, certi del consenso di tante lavoratrici e lavoratori che non hanno alcuna intenzione di stare a guardare.

Giovanni (Agostino) Calcagno

Segretario generale Feneal Uil Roma e Lazio