La mobilitazione sindacale riprende con grande forza in questo delicato ma importante momento economico e sociale.

La mobilitazione sindacale riprende con grande forza in questo delicato ma importante momento economico e sociale.

La mobilitazione sindacale riprende con grande forza in questo delicato ma importante momento economico e sociale. Cgil, CISL e UIL hanno avanzato proposte chiare e circostanziate, riaffermate con forza il 26 giugno, ma che diventano un vero banco di prova per Governo e forze politiche circa la volontà’ di affrontare le questioni del lavoro e della sicurezza con un vero confronto di merito con il movimento sindacale. 

La ripresa fa sentire i suoi primi effetti, anche nel nostro settore, anche nel Lazio, ma non basta. E soprattutto non puo’ essere una ripresa tutta a favore dei profitti e assai poco a sostegno della dignità’ del lavoro.

Le proposte del sindacato partono dalla richiesta di proroga del blocco dei licenziamenti e della concessione della Cig Covid gratuita per tutti i settori fino a tutto ottobre. Ma assieme si chiede di decidere una vera riforma degli ammortizzatori sociali che dia garanzie ai lavoratori ma anche certezze alle imprese. In questo senso sono fuorvianti le polemiche mosse dagli imprenditori contro la proroga del blocco che non e’ all’infinito. Ma permette di tutelare il lavoro in modo tale da creare le condizioni nel frattempo di irrobustire la crescita anche con le prime risorse targate Unione Europea. Ed in questo senso soprattutto noi ci sentiamo impegnati. Infatti la fine del blocco dei licenziamenti  ravvicinata potrebbe colpire duramente il settore edile, quando invece la ripresa economica dovrebbe ricevere una ulteriore spinta proprio dalle opere pubbliche che permetteranno di riaprire i cantieri. Sarebbe insomma come una…gelata sulla ripartenza produttiva, quando invece occorre proprio l’opposto: accompagnare le attività’ con scelte di politica occupazionale e di tutela dei lavoratori efficaci. E non dimentichiamo che il settore edile si sta lentamente risollevando poggiando su quanto riescono a fare le piccole imprese. 

Anche perché’ ci troviamo ovunque, anche nella nostra regione con il paradosso che mentre si temono a giusta ragione i licenziamenti, si fatica da parte delle imprese a trovare manodopera. E non solo quella specializzata, ma anche ad esempio i manovali. Ecco perché’ occorre una forte svolta: sulle politiche attive del lavoro, evitando abusi di assistenzialismo, soprattutto sulla formazione per fronteggiare la potente evoluzione tecnologica che tocca profondamente il nostro settore produttivo, sulla lotta allle forme irregolari del lavoro, quello nero in particolare, anche attraverso la ricusazione della giungla dei contratti. 

Ma e’ necessario inoltre sfruttare fino in fondo le opportunità’ come quella derivante dall’incentivo del 110% ormai famoso. Va detto chiaramente: esso rischia di non offrire il suo notevole potenziale di lavoro se resterà’ impigliato, malgrado le modifiche, in un groviglio di adempimenti che scoraggiano chi vuole ricorrere ad esso. Eppure in termini di mantenimento dell’occupazione questo incentivo sarebbe uno strumento prezioso. 

Abbiamo l’esigenza di accelerare, e’ verissimo. E cogliamo nei commissariamenti delle opere pubbliche cantierabili che finalmente rompono con un immobilismo di mesi un segnale positivo che riguarda anche Roma e il Lazio sia pure in modo ancora insufficiente. Ma se accelerare vuol dire al dunque favorire forme di lavoro nero, compressione dei salari, insicurezza, non ci stiamo. Non di puo’ ripartire accentuando lo sfruttamento e riducendo i diritti. Questo deve essere il passato, non il futuro. 

In tal senso la piattaforma sindacale non fa altro che voltare pagina e riproporre l’esigenza di avviare  vere riforme: oltre a quelle che riguardano il lavoro, pensioni, sanità’, fisco, scuola, salute e sicurezza, non autosufficienza, rinnovi contrattuali. E naturalmente un coinvolgimento effettivo nel percorso di attuazione del piano legato all’utilizzo dei soldi europei. Del resto un progetto riformatore ampio e’ quello che vuole la stessa Europa ma che per primo dovrebbe volere il nostro Paese. Ma questo non sara’ possibile fino a quando la politica si perderà’ in polemiche inutili, in litigi inconcludenti, nella difesa di slogan di bandiera dietro i quali c’è’ poco o nulla. In tal senso aumentano le responsabilità’ delle forze sindacali che hanno la forza unitaria delle proposte e della mobilitazione. Questa e’ la direzione nella quale vogliamo lavorare con decisione e passione. 

Giovanni (Agostino) Calcagno

Segretario generale Feneal Uil Roma e Lazio