Risparmio energetico: Roma è indietro

Risparmio energetico: Roma è indietro

sicurezza
sicurezza

Roma, tra le città italiane, è decisamente indietro sul piano delle iniziative pubbliche volte al risparmio energetico, e non di poco. Se si esclude la realizzazione della piastra-parcheggio alla stazione Termini, sulla quale saranno installati 10mila metri quadrati di pannelli fotovoltaici, nella Capitale non ci sono ad oggi interventi pubblici di rilievo dal punto di vista energetico.
Il tanto declamato progetto di demolizione e ricostruzione delle torri del Ministero delle Finanze dell’Eur, che avrebbe dovuto prevedere la quasi totale autosufficienza energetica dei nuovi appartamenti tramite l’utilizzo di fonti rinnovabili, è ormai naufragato a causa di difficoltà di ordine economico, mentre la ricostruzione del quartiere popolare di Tor Bella Monaca, che avrebbe dovuto rispondere ad avanzate tecniche energetiche, sembra essere stata rinviata a data da destinarsi. Una spinta in questo senso potrebbe venire dal Piano d’azione per l’energia sostenibile approvato dal Campidoglio.

Il Piano elenca una serie variegata di azioni tese alla trasformazione energetica degli edifici pubblici e privati: dall’installazione di sistemi di controllo termostatico fino alla coibentazione delle coperture, ma la sua applicazione sembra essere impresa non semplice nella nostra città.

Risparmio energetico: Roma è indietro

Roma, tra le città italiane, è decisamente indietro sul piano delle iniziative pubbliche volte al risparmio energetico, e non di poco. Se si esclude la realizzazione della piastra-parcheggio alla stazione Termini, sulla quale saranno installati 10mila metri quadrati di pannelli fotovoltaici, nella Capitale non ci sono ad oggi interventi pubblici di rilievo dal punto di vista energetico.

Il tanto declamato progetto di demolizione e ricostruzione delle torri del Ministero delle Finanze dell’Eur, che avrebbe dovuto prevedere la quasi totale autosufficienza energetica dei nuovi appartamenti tramite l’utilizzo di fonti rinnovabili, è ormai naufragato a causa di difficoltà di ordine economico, mentre la ricostruzione del quartiere popolare di Tor Bella Monaca, che avrebbe dovuto rispondere ad avanzate tecniche energetiche, sembra essere stata rinviata a data da destinarsi. Una spinta in questo senso potrebbe venire dal Piano d’azione per l’energia sostenibile approvato dal Campidoglio.

Il Piano elenca una serie variegata di azioni tese alla trasformazione energetica degli edifici pubblici e privati: dall’installazione di sistemi di controllo termostatico fino alla coibentazione delle coperture, ma la sua applicazione sembra essere impresa non semplice nella nostra città. A Roma il 75% del patrimonio abitativo è stato costruito prima dell’entrata in vigore delle normative in materia energetica, e si stimano necessari circa 4 miliardi di euro per la riqualificazione energetica degli edifici privati.

A questo riguardo anche la spinta dei privati e delle famiglie risulta assai debole. Il Rapporto Onre 2013 (Osservatorio nazionale sui regolamenti edilizi), realizzato dal Cresme e da Legambiente, informa che nel 2011 in Italia le domande di accesso alla detrazione del 55%, dedicata agli interventi per il risparmio energetico, sono state 396mila, mentre nel 2012 si sono fermate a quota 200mila circa, con una flessione del 44%.

La flessione dell’incentivo del 55% è stata certamente influenzata dall’innalzamento dal 36 al 50% dello sconto fiscale per le ristrutturazioni tradizionali introdotto nel giugno scorso dal Decreto sviluppo (Dl. 83/2012). Da allora la detrazione del 55% risulta invero assai meno competitiva, se non altro perché a fronte di quel 5% in più di rimborso la normativa richiede alle famiglie una procedura assai più complicata (semplice pagamento con bonifico tracciabile per la riqualificazione tradizionale contro l’invio della pratica all’Enea accompagnata da altri documenti per la riqualificazione energetica).

Ma a spiegare il tonfo degli interventi per il risparmio energetico non bastano i sei mesi di concorrenza-convivenza tra le due detrazioni. Dai conteggi del Cresme emerge infatti come ben 166mila interventi siano stati azzerati dalla crisi, perché alle 196mila domande per la detrazione del 55% perse dal 2011 al 2012, non corrisponde un aumento proporzionale o equivalente del bonus tradizionale, le cui domande sono aumentate di appena 30mila unità (520mila domande nel 2012 contro le 490mila del 2011).

Così la crisi, e la gravità dei suoi effetti, finisce per rendere inefficaci persino gli incentivi alla riqualificazione, che evidentemente non riescono più a tenere vivo il mercato, consegnandoci un’edilizia non soltanto allo stremo ma anche meno verde.